Mi siedo accanto al finestrino, ma non guardo fuori: guardo dentro.
Guardo le bimbe dai visi dolci e curiosi, che ammirano il mondo per come è, ovvero per come lo vedono. Guardo le donne che le tengono per mano, annoiate dalla vita.
Guardo le coppie di mezz'età che litigano a proposito di qualcosa di cui si sono già dimenticati. Guardo i ragazzi che tengono strette le loro ragazze alla vita, come per paura che volino via, e fra due mesi ne terranno stretta un'altra allo stesso modo.
Guardo le ragazze che cercano di imprimersi nella mente termini stranieri folli e sconosciuti, che nella vita vera non userebbero mai. Guardo donne che parlano fra loro in francese, ridendo di coloro che non le capiscono.
Guardo donne musulmane, che pensano alle loro figlie, vittime dei pregiudizi e della loro stessa identità. Guardo ragazzi che sognano, e al contempo temono di essere ciò che sono.
Guardo uomini neri che sorridono alle loro mani rovinate, perché ogni nuova ferita significa un pasto in più per la loro famiglia, lontana. Guardo ragazzi bianchi che sghignazzano e si spintonano, pensando al prossimo incendio che causeranno.
Guardo giovani che cercano lavoro, guardo meno giovani che maledicono il proprio.
Guardo frange che coprono occhi, guardo visi aperti e sinceri; guardo ladri e derubati, guardo tutti i colori dell'arcobaleno. Sento risate, grida, musica, e odori.
E' un mondo variopinto, in tutti i sensi, e per questo mi piace un sacco e per questo ogni volta che vengo qui è per poi tornare al punto di partenza, ma in verità non ci ritorno mai davvero... la mia meta è il viaggio stesso, viaggio di scoperta e di fiducia.
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