Lo sento, lo sento subito, e già mi manca prima d'averlo.
Lo sapevo, forse è per questo che non tutto è perduto, forse è per questo che tutto è evoluto.
Sul finire tutto sembra peggiore, o migliore, e difficilmente uguale. Stavolta però è finito tal quale a com'è iniziato: era così bello già prima, sì. S'intuiva, s'insinuava, ed era già subito dove non avrebbe dovuto.
Eppure non lo ripeterei: stranamente, finalmente lo vedo come quello che avrei sempre dovuto percepire. Un capitolo a sé stante, un pezzo della mia storia che mai potrà tornare a ripetersi, a ripetermi. Un pezzo che mi sono lasciata indietro, portando con me qualcosa di nuovo.
Me ne sono sorpresa, persino io.
Persino io.
E non ho intenzione di perdere tutto questo, ma nel modo giusto.
Capisco, ora, perché non c'è l'amarezza della parola « fine », nonostante la fine; aldilà del resto e i mille progetti che mai terminerò, aldilà dei giorni nuovi che so mi attenderanno, con le loro sorprese e le mie sorprese.
E' un inizio, uno dei mille piccoli inizi di ognuno di noi, che sboccia in me.
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