lunedì 27 aprile 2020
lunedì 13 aprile 2020
Abbi il coraggio di essere altruista
Per essere altruisti bisogna avere molto coraggio, perché spesso pensare agli altri significa rischiare di perdere qualcosa.
Uno dei più grandi atti di altruismo è quello di essere sinceri con il prossimo: regalare la verità significa regalare all'altro la libertà di scegliere cosa fare della propria vita. E talvolta questo significa esserne esclusi. Una scelta difficile, quella di mostrare chi davvero si è rischiando di essere rifiutati per questo; ma proprio per tale motivo è anche una scelta impavida, lodevole. Un vero atto di amicizia o amore. Nascondersi dietro alle bugie perché sai che l'altro potrebbe odiarti o lasciarti sapendo la verità è invece un atto egoista, anche se dà sicurezza.
martedì 7 aprile 2020
Sii giusto
Sii giusto. Ma questo non basta: le motivazioni che stanno dietro a quel comportamento sono essenziali.
C'è chi è giusto, onesto, buono perché vuole compiacere o farsi amare dagli altri. Sente un vuoto dentro, o si disprezza, e allora vuole compensare, sente il bisogno di impressionare per nutrirsi della buona opinione che gli altri hanno di lui. Con le buone azioni e le buone parole spinge gli altri a credere ciò che non crede di sé: che si tratti di un'ottima persona.
Poi c'è chi è giusto, onesto, buono per principio. Queste persone non si curano di impressionare gli altri: credono nella giustizia e nell'onestà, nella generosità e nella bontà, a prescindere dall'esito. Non importa che non ci sia un tornaconto, in amicizia o in atti parimenti generosi: è l'essere così che conta, sempre e comunque.
Ci sono sicuramente delle vie di mezzo e dei confini oltre i quali questi comportamenti, in una stessa persona, si alternano. Ma si può verificare la vera essenza di qualcuno nei momenti di difficoltà.
Una persona della prima categoria dipenderà emotivamente da coloro che la fanno sentire migliore e più amata. Un partner, dunque, verrà sempre prima di qualsiasi amico; e un partner che la degna di migliori attenzioni potrà sostituire facilmente un partner meno attento. Una persona di questo tipo ti abbandonerà e tradirà facilmente, non appena non avrà più bisogno di te. E non le importerà di sembrare una persona orribile, perché nel profondo è proprio così che si sente.
Una persona della seconda categoria cercherà sempre di agire per il meglio, anche a proprio discapito. Tenterà sempre di chiarire, comunicare, tendere una mano; vorrà migliorarsi e soffrirà sapendo di aver fatto del male a qualcuno. Una persona di questo tipo non smette di rispettarti nemmeno quando il rapporto non può più funzionare, perché è esattamente ciò che sembra e che fa.
Due persone diametralmente opposte che possono sembrare ugualmente brave e ugualmente oneste. Sii davvero giusto e scegli di essere una persona della seconda categoria. In ogni caso, sii coerente e mostrati per ciò che sei.
domenica 5 aprile 2020
La Contrariata
La Principessa Caterina non ascoltava mai quello che i suoi genitori le dicevano. E dire che erano due Reali: tutti sottostavano a loro, tranne lei. Figuriamoci quando a darle ordini erano la balia o la sua cameriera personale.
"Caterina, lavati i denti!"
"Caterina, impugna il coltello come si deve!"
"Caterina, va' a lezione di piano!"
Ogni volta lei assumeva una posa contrariata, i pugni appoggiati ai fianchi e le sopracciglia aggrottate; rispondeva: "Io sono un'Altezza Reale, decido io cosa fare!" e faceva il contrario di quello che le era stato detto. Sarebbe stata buffa se non avesse destato tanta rabbia.
I consiglieri di corte rincuorarono il Re Paolo e la Regina Elena dicendo loro: "Non preoccupatevi, con l'età diventerà ubbidiente e capirà il suo essenziale ruolo nel Regno."
Infatti era l'unica figlia dei due, e dunque l'erede al trono: un giorno avrebbe dovuto regnare con saggezza ed equilibrio, dovendo spesso fare scelte non di suo gusto per il bene del popolo.
Trascorsero gli anni: la Principessa toccò i dieci anni, poi i quindici, poi i venti; nulla cambiò. Ormai tutti la detestavano e nessuno aveva rispetto per lei. La servitù di corte l'aveva soprannominata "la Contrariata".
La Regina, disperata, non dormiva più la notte, ma non diceva nulla al marito per non dargli ulteriori preoccupazioni. D'altronde sembrava proprio che non ci fosse nulla da fare: anche i migliori psicologi avevano fallito. La ragazza era troppo testarda per vivere in quel mondo. Anzi, era troppo testarda per vivere in qualsiasi mondo, dato che dappertutto vi sono regole che non ci piacciono e a cui non vorremmo sottostare.
Una sera il Re la vide particolarmente stanca, avvolta fra le coperte, e le si avvicinò, accarezzandole una spalla. "Mia cara, so che sei preoccupata per nostra figlia. Le abbiamo provate quasi tutte, ormai."
La Regina si voltò e chiese, sorpresa: "In che senso quasi tutte?"
Il Re parve pentirsi di ciò che aveva detto, ma ormai il danno era fatto. "Ci sarebbe un'altra via... Però è davvero una soluzione disperata" precisò, con la paura negli occhi.
Quelli della Regina si accesero di speranza. "Di che si tratta?"
Il marito esitò. "La strega del villaggio."
La donna si portò una mano alla bocca, spaventata.
Ma senza neanche proferire altre parole i due decisero che era ormai l'unica strada e che avrebbero dovuto percorrerla.
Il giorno successivo il Re convocò Franco, un aspirante consigliere che era cresciuto nel Castello dimostrando sempre dedizione e lealtà. Era forse l'unico che non avesse mai deriso la Principessa. Il monarca gli affidò l'incarico di dire alla strega di guarire la Principessa qualunque fosse il prezzo e si raccomandò di mantenere il segreto.
Anche Franco temeva la megera, ma la sua fedeltà alla famiglia reale superava i suoi timori. Così con il suo amato asino raggiunse il villaggio di Avengard, che distava due giorni dal Castello.
Una volta giunto lì chiese agli abitanti dove abitasse la strega. Inizialmente sembrarono non capire - forse parlavano un dialetto diverso. Finalmente, però, Franco ottenne la sua risposta e raggiunse la casa agognata. Era tutta dipinta di bianco, con le finestrelle di legno intagliato e vasetti di fiori dappertutto.
Aveva un aspetto molto diverso da quello che Franco si sarebbe aspettato. "Forse l'ho giudicata male" pensò, bussando alla porta. Una voce melodiosa gli rispose da dentro: "Entra, entra. Mi domandavo quando vi sareste decisi a chiamarmi!"
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia ed entrò. Anche al suo interno la casetta era molto accogliente, con divanetti e cuscini e libri.
"Eccomi" annunciò la strega, entrando nella stanza. Con il suo bel viso a fragola e i capelli neri acconciati sconvolse il giovane, che, stupito, rimase muto.
Allora parlò la strega: "Buongiorno. Accomodiamoci."
I due si sedettero, uno di fronte all'altra, e lei continuò: "Io sono Rossella, maga di Avengard. Tu devi essere Franco, direttamente dalla corte, giusto?"
Franco annuì. "Il Re mi manda a dire che è disposto a qualsiasi cosa pur di salvare sua figlia."
La ragazza assunse un'espressione grave. "Ho analizzato a lungo il caso e temo che ci sia una sola cosa da fare."
Franco, ansioso, domandò: "Quale?"
"Lasciare che paghi per i suoi errori."
Il ragazzo era esterrefatto. "Cosa??"
"Le buone maniere non hanno funzionato. La prepotenza non ha funzionato. Il tempo non ha funzionato. I cambiamenti ormonali non hanno funzionato. L'unica possibile soluzione che resta per sconfiggere la testardaggine della ragazza è che lei capisca che ci sono delle brutte conseguenze al suo comportamento."
Franco la fissava, incapace di parlare. Lei proseguì: "Ovviamente non possiamo lasciare che distrugga il regno con le sue azioni arbitrarie, con leggi o sentenze assurde. Né che ci metta in cattiva luce con altri regnanti. Ho pensato che potremmo minacciarla di farle un incantesimo se continuasse con il suo comportamento."
"C-c-che genere di incantesimo?"
Solo in quel momento Franco parve ricordarsi che si trovava di fronte a una strega e non a un'avvenente, intelligente e decisa ragazza normale.
"La trasformerò in una vera ragazza contrariata" rispose enigmaticamente la donna.
Il ragazzo sembrava confuso.
"Non preoccuparti. Verrò con te a corte per spiegare la situazione, se le Loro Maestà me lo consentiranno."
Diversi giorni e viaggi dopo le venne accordato di raggiungere il Castello, dove ebbe l'onore di incontrare i due Reali da soli.
"Ecco quello che credo dovremmo fare" concluse la maga.
I due regnanti si guardarono, capendo che la donna aveva ragione e il suo piano era eccellente. Convocarono allora la figlia, la quale come al solito vestiva a casaccio e aveva provato una orribile pettinatura di sua invenzione.
"Caterina, questa è Rossella, una nostra popolana. Ha bisogno del tuo aiuto" disse la Regina Elena. La frase spinse la Principessa a desiderare di essere utile, così che andò dalla strega senza riserve.
"Buongiorno. Che cosa ti serve, donna?" le domandò, ovviamente con bon-ton carente ma comunque con gentilezza.
"Sua Altezza, mia figlia è molto disubbidiente. L'altro giorno è stata quasi travolta da un cavallo perché non voleva accorrere ai miei richiami. Se continuasse a disubbidirmi potrebbe rischiare la vita; non solo: chi manderà avanti il mio negozio? Con la sua mancanza di regole andremo in rovina! E cosa farà quando non ci sarò più? Non voglio questo destino per la mia bambina!"
Rossella aveva un'aria davvero disperata nel dire queste parole. Colpì molto i due monarchi, che si identificavano, mentre la loro figlia non sembrò toccata dal discorso.
Rossella proseguì: "Capite bene che sarebbero le conseguenze delle sue azioni, ma non voglio che le subisca. Così ho pensato che se la Principessa in persona le dicesse di ascoltarmi forse lo farebbe. Potreste essere così gentile?"
La Principessa corrugò la fronte: "Le conseguenze delle sue azioni?"
La maga replicò: "Certamente. Il suo comportamento non la porterà lontano. Devo impedirglielo."
"Perché vuole impedirle di esprimere se stessa?"
Niente, la Principessa proprio non ci arrivava. E proprio in quel momento assunse la posa che le aveva fatto meritare il suo soprannome, la Contrariata. Disse: "Capisco molto bene tua figlia. Lasciala vivere come preferisce."
Rossella fissò la giovane e le rispose: "D'accordo, Vostra Altezza. Pagherà le conseguenze delle sue azioni. Come tutti." In quel momento uno strano fumo argentato sembrò riempire la stanza, ma un secondo dopo non c'era più.
La maga s'inchinò e uscì.
La Principessa si voltò verso i propri genitori e commentò: "Non potreste accettare anche voi che vostra figlia ha il potere di decidere cosa è meglio per sé?"
Il Re, addolorato e adirato insieme, replicò: "Non possiamo scegliere ciò che è meglio per noi!"
La Principessa non rispose nemmeno e uscì dalla stanza.
Circa un mese dopo, il Re si ammalò. Per guarire, disse il dottore, doveva riposare molto. La figlia non trascorreva molto tempo accanto al letto del padre, presa dalle mille attività che le piacevano.
Un giorno il Re la mandò a chiamare proprio poco prima che iniziasse la sua sessione di equitazione.
La ragazza, contrariata, corse dal padre per un saluto veloce. Lui, però, le chiese di restargli accanto e fargli compagnia.
"Non posso, devo andare a cavallo" replicò la ragazza, i pugni sui fianchi. Balzò in piedi, dirigendosi verso la porta.
"Il cavallo può aspettare" le rispose l'uomo, pallido.
"No!" s'impuntò la ragazza.
In quel momento un fumo grigio-argentato riempì la stanza, avvolgendo la ragazza. La Principessa sentì un dolore fortissimo in tutto il corpo, tanto che urlò a squarciagola.
La servitù accorse, spalancando la porta della stanza. La figura della ragazza urlante era ancora avvolta dal fumo. Quando questo scomparve, la giovane aveva un aspetto decisamente, veramente contrariato. Il suo viso si affacciava sulla schiena. Insomma, la sua testa era al contrario.
Camerieri e domestiche risero. Quando la ragazza si rifletté nello specchio del padre svenne.
La Principessa non capì mai che Rossella era una strega, così non scaricò la colpa su di lei: si prese finalmente la responsabilità delle proprie azioni. Capì che la sua testardaggine non l'avrebbe portata da nessuna parte, o meglio, che l'avrebbe condotta su una brutta strada, e che anche chi l'amava ne avrebbe subito le conseguenze. Di giorno in giorno migliorò i propri comportamenti, imparando anche che rispettare le regole non equivale a rinunciare a se stessi.
Vedendo la natura buona della ragazza, la servitù cambiò la sua opinione nei suoi confronti: tutti concordarono che quello che aveva subìto era davvero orribile e divennero molto più gentili con lei, sia in privato sia in palese.
Il padre guarì, così che poté insegnarle, insieme alla moglie, i doveri di un regnante.
Un giorno la Principessa mandò anche a chiamare Rossella per parlare con sua figlia e insegnarle ciò che aveva imparato. La maga convocò una bambina molto irriverente del villaggio, per la quale gli insegnamenti della Principessa furono preziosi anche se non li ascoltò molto.
All'alba del suo ventunesimo compleanno la Principessa si svegliò letteralmente con la testa a posto. Un regalo della maga che venne molto apprezzato dalla ragazza, ora un po' ribelle ma anche saggia, equilibrata e amata da tutti.
Trovate la storia anche su Wattpad, nella raccolta dedicata alla serie Oggi mi sento: https://my.w.tt/StZdMnCZq5
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