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venerdì 4 maggio 2018

La morte di un amico. L'intervista a Fauna

Le interviste della serie “Volti Profondi” mirano a raccontare storie diverse, da occhi diversi, per far parlare chi ci circonda e apprendere le diversità e i differenti modi di affrontare la vita, problemi con cui potremmo scontrarci, o chiavi per comprendere gli altri e addirittura noi stessi.
Questo mese vi presento Fauna, una vera forza della Natura: coraggiosa, testarda, leale e sincera, il lavoro non la spaventa. “Sto studiando all’università e cercando un tirocinio, faccio ricerche, leggo molti libri e cerco psicologi già nell’ambito”, mi racconta, perché il suo sogno è quello di diventare una Psicologa per gli Anziani. “E dall’altra parte avere una vita sentimentale stabile con una persona che mi ami e mi rispetti, e viceversa”.

Qual è stata la tua peggiore esperienza?
La perdita di una persona cara. E’ stato quattro anni fa, aveva diciannove anni. Vivevamo un po’ lontani, perché andavamo nello stesso posto d’estate. Fondamentalmente è stato un po’ il mio primo amore, e quindi, anche se poi è finita perché eravamo praticamente bambini, siamo rimasti legati perché ci siamo voluti molto bene. Era una persona molto solare, piena di vita, che aveva appena iniziato a costruire il suo futuro e purtroppo è stato interrotto troppo presto. Ogni giorno muoiono persone giovani, di qualunque età, e quel giorno è toccato a lui. Quello che ricordo di lui è che cercava sempre di proteggermi, anche quando la nostra storia giovanile è finita.
Ho sempre avuto un bellissimo legame anche con i suoi genitori, che continua ancora oggi.

Come hai superato questa perdita?
Be’, io studio Psicologia, quindi ero già in terapia e ne ho parlato con lo psicologo, anche se è stato difficile all’inizio... Ancora oggi quando ci penso sto male, però purtroppo fa parte del ciclo della vita, quindi la cosa più bella che ho potuto fare è ricordare i momenti belli con lui e tenerlo vivo in questa maniera. Anche quando sono andata a trovare la sua famiglia dopo che era successo il fatto, la madre mi ha lasciato un ricordo del battesimo di questo mio amico, che io tengo sempre con me, e anche dei regali che mi aveva fatto ai tempi sono sempre insieme a me, non me ne separo mai, anche perché sono una persona che si attacca un po’ agli oggetti.

Che consiglio daresti a chi dovesse affrontare una simile tragedia?
Direi che bisogna pensare e sperare sempre e che dobbiamo vivere per rendere quella persona che non c'è più orgogliosa di noi... Non abbattersi mai e soprattutto di cercare aiuto anche se si pensa di poter fare tutto da soli...

A proposito degli psicologi, cosa diresti?
Allora, io sono un po’ di parte, ma comunque... Secondo me, tutti quanti abbiamo bisogno di aiuto, che sia per un problema piccolo o un problema grande. C’è chi ha i genitori che possono aiutare, gli amici, e c’è chi invece non si sente compreso oppure non si fida delle persone, e l’aiuto di uno psicologo non vuol dire farsi aiutare perché si è diventati matti, ma perché ci aiuta a superare delle difficoltà che da soli non riusciamo a gestire, perché comunque non siamo onnipotenti. Quando abbiamo un problema per poterlo affrontare è necessario prima di tutto rendersi conto che abbiamo bisogno di aiuto: dopo questo il lavoro è già a metà. Perciò bisogna sempre rendersi conto che non ce la possiamo sempre fare da soli, non perché non si è forti o simili, ma perché l’uomo è un animale sociale.

Fauna aggiunge: “Penso che la vita ci riservi più momenti brutti che belli, però è anche importante ricordarsi di trarre sempre la luce dall'oscurità e che gli amici e l'amore possono salvarti! Quindi non allontanare mai chi ti vuole bene!”.
Lei stessa ama trascorrere il suo tempo con le persone a lei più care, oltre che mangiare, leggere, andare a teatro, ascoltare musica e fare cosplay, che specifica essere “una delle attività che mi tranquillizza di più e che mi rende felice, perché mi permette di stare a contatto con persone fantastiche ed è anche il motivo per cui conosco il mio ragazzo.”

La mia frase preferita è una frase di Renato Zero:
“Non puoi toccare le nuvole se non conosci le lacrime”,
che io ho interpretato così:
tutti noi soffriamo, ma è così che possiamo distinguere la vera felicità,
e quindi è soffrendo che possiamo toccare le stelle con mano.


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