Welcome to Sear's world - emotions, books, songs, thoughts, information.

martedì 4 settembre 2018

Panico notturno. L'intervista a Claudia

Non sai quante cose si possono nascondere dietro un sorriso.” - Demi Lovato.

Claudia ha 26 anni e frequenta l'università. Semplicemente, sogna di laurearsi. E' una persona aperta e profonda, e così, sebbene sia anche molto introversa e riservata, non esita a raccontarmi – e a raccontarvi – la sua delicata storia, nella speranza di raggiungere qualcuno che possa esserne confortato.

Qual è stato il più grande problema che hai affrontato?
Attualmente il mio problema più urgente erano le crisi di panico notturne che avevo, degenerate in lunghe conversazioni notturne con mia madre, la claustrofobia e vari cambi di terapia farmacologica.
E' iniziato nel maggio del 2017. Mi svegliavo nel cuore della notte con la sensazione di tremare e di stare per avere le convulsioni, avevo caldo e non riuscivo a ragionare lucidamente; questo è successo per tre notti durante le quali mi svegliavo e andavo a chiamare mia madre. Durante il giorno ero spossata e apatica, sfibrata e terrorizzata da ogni minima cosa che sentissi dal mio corpo perciò avevo bisogno di rassicurazione costante.
Non si sa se ci sia una causa fisica [del panico notturno], ma reprimevo inconsciamente tantissime cose di cui mi rendo conto solo ora, traumi psicologici.

Come l'hai affrontato?
A seguito di questo sono andata dal mio medico di famiglia che mi ha prescritto la prima terapia che però mi lasciava troppo stanca e modificava troppo radicalmente il mio carattere oltre a darmi tremori. Poi l'ho interrotta a seguito di un ennesimo attacco di panico, e sono passata a una terapia molto più leggera in gocce con due farmaci combinati, che sto seguendo tuttora e ogni tot di tempo si rivedono i dosaggi.
Le gocce mi han davvero aiutato a ricordare che prima di tutto questo ero stata una persona diversa in tante cose negative, ma anche positive e non ero preda di queste paure e attacchi di ansia e disgusto per il mio corpo, uno dei quali mi aveva portato a tanto così da una crisi isterica sotto ciclo. Mia madre mi ha ribadito che però non dovevo diventare dipendente dalle gocce. Non lo sono, ma le conseguenze sono state tante: mi preoccupo di selezionare dei luoghi in cui vado quelli con più spazi aperti, quelli con più aria fresca e sempre comunque per cose non troppo lunghe.
Va affrontato quotidianamente, i farmaci aiutano ma la parte fondamentale per non esserne dipendenti è il supporto di chi ti sta vicino e la tua testa, la tua volontà di tornare a gestire la tua vita. Con questo non intendo dire che chi è ancora in fase, passatemi il termine, acuta, del problema non ha voglia di guarire, tutt’altro! Ma per avere tutte le possibilità di non essere connessi ai farmaci come ancora di salvezza perenne e saper riconoscere i sintomi fisici di un attacco di panico o di claustrofobia, bisogna sapersi ascoltare e richiede un lavoro lunghissimo che può iniziare a terapia farmacologica inoltrata, quando sei più sereno, quando hai più controllo su tutto il resto, quando entri nella fase del “ma che fine ha fatto la persona che sono, che ero prima? Voglio tornare quella che ero, a non aver paura di niente, cazzo. È ora di ricominciare”.




Ora come stai?
Adesso sto bene, ma non sarò guarita del tutto fino a quando non avrò smesso di prendere definitivamente le gocce, obiettivo per me essenziale. Sto lavorando come una pazza per farmi abbassare di un altro punto il dosaggio dal medico (l'ho abbassato di due punti in dieci mesi) e voglio che scenda ancora. 
Son cresciuta e cambiata tanto. Dopo tanti anni ho imparato ad accettare il mio corpo e volergli bene tanto da prendermene cura. Guidare è stata una cosa che mi son conquistata a fatica, metro per metro quasi letteralmente perché per me era una grossa fonte di stress.

Alcune attività che Claudia trova rilassanti e tranquillizzanti sono guardare video con voci rilassanti su youtube e dar sfogo alla propria creatività attraverso giochi di ruolo e l’uso di Photoshop (trovate qui la sua pagina - facebook - di grafica).





Che consiglio daresti a coloro che devono affrontare il tuo stesso problema?
Parlare, parlare con chi vi sta vicino, non avere paura di chiedere aiuto anche in situazioni pubbliche, affidarsi a un bravo medico che in caso vi possa prescrivere anche giusti farmaci e una terapia psicologica da un professionista del settore! Ma in generale non avere paura di chiedere aiuto per se stessi, di esprimere il proprio malessere quando sovviene e di raccontare ad altri di aver bisogno magari di una attenzione in più, di un istante di pazienza in più.

Ogni giorno è un giorno Claudia, alzati alla mattina e ripetilo:
anche se poi è una giornata di merda, niente può toglierti che sarà tua
e sei tu importante più di tutto.
- la mamma di Claudia.

Spero che la testimonianza di Claudia possa aver aiutato, quantomeno con un po' di conforto, qualche lettore – questo è l'obiettivo di questa serie di interviste. Le trovate tutte a questo link.



Nessun commento:

Posta un commento