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martedì 5 novembre 2019

Letture di ottobre!

"La pista Caravaggio", di Iain Pears.

Sono sempre stata dell'idea che il giallo sarebbe stato il genere per me più difficile da scrivere, perché richiede una particolare maestria. Questo ne è un esempio magistrale: intrigante e complesso, richiede molta cura nella preparazione della trama, dei personaggi e dei capitoli. C'è un dettaglio straordinario in ogni aspetto, dal socio-politico allo storico a quello della routine, così calato nella bella città di Roma. D'altronde l'autore ha attinto alla sua vasta competenza: un trucco che riesce molto bene quando si vuol descrivere una storia realistica. Ma c'è una grande capacità scrittoria in tutto questo anche nella presentazione dei singoli elementi, che mostrano tutto a tempo debito suggerendo indizi ma senza rivelare nulla... suspence
Scopro aggiungendolo al mio elenco di libri letti su Goodreads che è ben il sesto di un'intera saga. Nonostante questo è fruibilissimo anche come a sé stante: i retroscena vengono descritti sufficientemente da rendere piacevole la lettura, inoltre non si sente il peso che talvolta si ha nel leggere il continuo senza prima aver letto i precedenti.




"Eat, pray, love", di Elizabeth Gilbert.

The Bhagavad Gita—that ancient Indian Yogic text—says that it is better to live your own destiny imperfectly than to live an imitation of somebody else’s life with perfection.
In tre parti è diviso il testo, e in un certo senso è come se tre distinte scrittrici stessero presentando la loro storia, ritrovando se stesse attraverso il vissuto in condizioni completamente diverse, in mezzo a persone molto differenti fra loro.
Dapprima ci si trova in Italia, dove l'autrice riscopre la bellezza del mondo. In particolare per un italiano è particolare leggere questo libro, poiché descrivendo prima l'Italia è possibile capire con quali occhi l'autrice osserva il mondo e sulla base di questo analizzare ciò che scrive di culture sconosciute. Bello vedere l'Italia e gli Italiani attraverso gli occhi di un turista, carpendone le impressioni e soprattutto scoprendo come percepisce le peculiarità del nostro paese, nel bene e nel male.
Look around at these good Italian men. See how open they are to their feelings and how lovingly they participate in their families. See the regard and the respect they hold for the womenand children in their lives. Don’t believe what you read in the papers, Liz. This country is doing very well.
E sono veri i collegamenti fra le parole, i significati intrinseci delle espressioni... è strano come un non madrelingua possa farti riflettere sulla tua lingua madre. Adoro le parole italiane che s'infilano nel testo, per capriccio di pronuncia o per vera intraducibilità (peccato per le parole tradotte male: "stupido" al singolare riferito a una classe intera, "sticazzi" con uno spazio... Comunque ciò è raro: generalmente le parole sono appropriate al contesto).

La parte di mezzo ci getta completamente nella spiritualità. Come la scrittrice stessa osserva, è difficile per un occidentale, che tende alla razionalità, apprendere di questi aspetti senza storcere il naso, senza esserne infastidito. Tuttavia, agli aspetti spirituali e religiosi si alternano pezzi di storia e cultura interessanti e capaci di far riflettere, così anche questa parte risulta poco pesante. Se si legge con calma, comunque, è possibile trovare un segreto, che potrebbe valere per qualcuno, per trovare la serenità nella vita quotidiana, in modo non strettamente spirituale.
We do spiritual ceremonies as human beings in order to createa safe resting place for our most complicated feelings of joy or trauma, so that we don’t have to haul those feelings around with us forever, weighing us down. We all need such places of ritual safe keeping.
Infine, l'autrice si dirige in Indonesia, dove trova completa realizzazione. D'altronde è una donna di successo (altrimenti non si sarebbe potuta permettere questo viaggio), e finalmente la sua interiorità raggiunge l'apice della felicità a sua volta, perché s'immerge in un mondo spirituale differente e al contempo rientra nel mondo "reale". Una splendida riflessione accompagna questi capitoli:
The notion of karma implies that heaven and hell are only to be found here on earth, where we have the capacity to create them, manufacturing either goodness or evil depending on our destinies and our characters.
Inoltre, un tocco di poesia è dato dalla cultura in cui s'immerge:
The Balinese believe we are each accompanied at birth by four invisible brothers, who come into the world with us and protect us throughout our lives.When the child is in the womb, her four siblings are even there with her—they are represented by the placenta, the amniotic fluid, the umbilical cord and the yellow waxy substance that protects an unborn baby’s skin. When the baby is born, the parents collect as much of theseextraneous birthing materials as possible, placing them in a coconut shell and burying it bythe front door of the family’s house. According to the Balinese, this buried coconut is the holyresting place of the four unborn brothers, and that spot is tended to forever, like a shrine. The child is taught from earliest consciousness that she has these four brothers with her inthe world wherever she goes, and that they will always look after her. The brothers inhabit thefour virtues a person needs in order to be safe and happy in life: intelligence, friendship,strength and (I love this one) poetry. The brothers can be called upon in any critical situationfor rescue and assistance. When you die, your four spirit brothers collect your soul and bring you to heaven. 
Trovo interessante anche la riflessione nel capitolo 70: ognuno dovrebbe avere il diritto di scegliere la propria religione senza drammi né commenti assurdi. La religione è in larga parte un'istituzione, che ci rende obbligatorio incasellarci, quando dovrebbe essere principalmente qualcosa di intimo. Ma in alcune parti la riflessione perde di senso: il cambiamento di religioni in quelle che abbiamo oggi non sono date dal "cherry-picking", ma dall'imposizione tramite la violenza. Quasi tutti nascono e muoiono della stessa religione del loro circondario culturale, restandovi appigliati con le unghie e con i denti. Perché sono elementi che formano, che danno personalità e risposte alle più fragili domande di ognuno. Così, a meno che non siano diversi o non abbiano subito particolari episodi, è uno degli aspetti più irremovibili degli esseri umani.
Infine, l'ultimo capitolo è ricco della caoticità della vita vera, o del riassestamento di un terremoto come avviene anche nell'autrice.

Come potete vedere, questo libro mi ha colpita molto in alcuni paragrafi e mi ha fatta riflettere parecchio. Perché è un libro che parla di psicologia, di interiorità, di differenze e di storie. Quello che ho apprezzato di più di questo libro è che non traspaiono mai giudizi negativi dell'autrice nei confronti di culture diverse, anche laddove riceve sfavori a causa di questo. Tuttavia, a mio parere, c'è anche un importante aspetto negativo: alcune cose sono così intime che non mi sembra il caso vengano condivise in questo modo, trattandosi di storie vere. I nomi possono essere diversi, ma le storie sono così particolareggiate che trovo improbabile non si possa risalire alle persone che descrive, spiattellandone segreti e intimità.




"Una storia semplice", di Leonardo Sciascia.

Una storia che non è semplice per niente, perché ricca di colpi di scena, intrighi, personaggi particolari, pur nella sua brevità. Questo perché è scritto magistralmente, sia per la scelta delle parole che per quella delle scene e della trama: un giallo essenziale e degno di questo titolo.




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