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sabato 30 novembre 2019

Letture di novembre 1!

"L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome", di Alice Basso.

Un romanzo multicolore, degno del suo nome da cui traspaiono ironia, mistero e ingegno. Da ogni parola emerge la passione che la scrittrice vi ha messo dentro, curando ogni aspetto con evidente consapevolezza di ciò che stava componendo, stratificando sottotrame e peculiarità di molteplici personaggi fino a rendere il tutto molto complesso. In effetti, credo sia impossibile capire sin dall'inizio, ma anche a metà del romanzo, dove tutto vada a parare. Questo lo rende un libro particolare, che si fa leggere senza difficoltà. Penso che l'aspetto più importante e che più colpisce di questo libro sia la versatilità stilistica dell'autrice, senza la quale tutto perderebbe di senso.
Sicuramente sarei interessata a leggere il prosieguo, per seguire le vicende di Vani, Morgana, Rosa e del commissario, tutti a loro modo bellissimi personaggi capaci di evolversi.




"Suite francese", di Irène Némirovsky.

Fra le estranianti pagine della vera storia, decine di diversi personaggi si passano il testimone, senza appesantire i lettori. Un vortice creato con un vocabolario ricco e una spiazzante capacità di leggere all'interno delle persone, dei loro numerosi differenti caratteri, motivazioni, modi di fare, modi di pensare, e di calarvisi così che ognuno risulta estremamente convincente. Così, storie commoventi, struggenti, tristi, irritanti, simpatiche, semplici o complesse emergono pian piano, coinvolgendo fino alla fine, dove tutto si chiude, lasciando ben poco all'immaginazione. C'è molta brutalità, ma anche tanto cuore e soprattutto moltissime riflessioni molto intelligenti, in parte da leggersi come un'ironia della sorte dato quanto è successo all'autrice prima della pubblicazione. Mi chiedo cos'altro sarebbe stato scritto se la scrittrice fosse sopravvissuta alla storia che descriveva.




"Una Cenerentola a Manhattan", di Felicia Kingsley.

Una rivisitazione è un'occasione per dare nuova luce ai personaggi e nuove profondità alle vicende, guardandole con occhi diversi. Questo non è assolutamente quello che si ritrova in questo libro, che getta subito in banalità e stupidi stereotipi che vorrebbero essere dissacranti/modernizzanti ma non lo sono per niente. In che modo un principe azzurro sarebbe rivoluzionario perché ricalca il diffuso stereotipo dell'uomo superficiale, arrogante e sicuro di sé che pensa solo a sesso e successo, Casanova futuro convertito per magia tipico dei romanzi rosa? Non mancano poi i cliché del gay modaiolo esaltato, la lesbica mascolina che lavora in mezzo agli uomini, le povere d'animo, gli amici che esistono in funzione del protagonista, privi di problemi; frasi viste e riviste ("non ho mai visto nessuna come te"; non tutti i padri chiamano le proprie figlie "principesse"), talvolta imbarazzanti o decisamente tristi ("sei la mia principessa dal momento in cui ti ho vista". Io sono solo mia, grazie, emerito sconosciuto! Una frase da psicopatico, Dio mio!).
Parliamo di "Cenerentola". Tutta la prima parte del libro e il rapporto con matrigna e sorellastre in generale glissa completamente sulla psicologia. Il che la fa passare per una cretina, ingenua, che viene sempre salvata da altri, distruggendo completamente il personaggio; e questo è buffo, dal momento che l'intento dell'autrice probabilmente era tutt'altro... e purtroppo emerge, solo che è piuttosto pessimo: non c'è niente di antifemminista in una donna che desidera l'amore, piuttosto che la carriera, e mutare lo spirito di Cenerentola in questo senso significa non aver capito nulla di cosa sia davvero l'uguaglianza fra i sessi. Dovrebbe essere dichiaratamente una che combatte i cliché, e invece ci è immersa fino al collo. Tra l'altro, come li combatte: usufruendo di cliché ancora più imbarazzanti. Far dare un svegliata alle donne criticandole mediante cliché sprezzanti e qualunquisti? D'altronde, lei stessa è un cliché unico, nel tentativo di contrastare i cliché sulle donne: mangia molto, fa valigie piccole, ci manca solo che guidi bene e poi le ha tutte...
"Una che non si fa illusioni", certo... e poi dopo vent'anni si fa abbindolare ancora dalla matrigna che la manipola spudoratamente. Nessuno può essere così ingenuo: o si arrende, diventando la marionetta, e non si fida più di nessuno, o si fa furbo, cercando scappatoie e compromessi. Ma il realismo, d'altronde, manca: le cose succedono e basta, senza essere convincenti. Uno riesce a superare ostacoli assurdi "perché sì", s'innamora perché l'altro dà quella sensazione lì", cambia radicalmente in un batter d'occhio senza un minimo di spiegazione, e altri avvenimenti assurdi.
Comunque fa ridere tutta questa sua insensata riservatezza, peraltro non spiegata, dal momento che se non vi fosse il libro sarebbe semplicemente lungo la metà, senza altre conseguenze. La matrigna non può denunciarla per il furto delle scarpe: risulterebbe una pessima manager della rivista. Quindi basta farle riapparire, non c'è nessun problema. Invece evidentemente è stato necessario fingerlo perché si voleva far procedere la trama in un certo modo.
Se fossi stata l'editor avrei fatto un casino. A parte quanto detto, ci sono due errori di grammatica abbastanza gravi. La storia è scritta in modo tristissimo, 90% eventi e 10% descrizioni (dovizia di dettagli in tutte le scene di sesso. Vabe'.) Dei dialoghi poverissimi, soprattutto nella prima parte del libro. E i contenuti ugualmente banali e superficiali. Migliorano solo fra i protagonisti dopo un certo punto, quando la caratterizzazione diventa più decente - apparentemente perché l'autrice stessa inizia a conoscerli. Resta pessima quella con sorellastre e matrigna (ripeto), una vicenda di contorno trattata male sino alla fine...

Per fortuna il romanzo migliora un po' oltre il primo terzo, poiché la storia si focalizza sui due protagonisti, i meglio definiti, e ci sono dei risvolti interessanti.
Sul finale tutto torna banale e scontato, toccando tristezze. Veramente ci sarebbe del romantico in certe scene? Per me il romantico è privato, confuso, pieno di incomprensioni e compromessi, il resto è irreale. Ma comunque. La fine si scioglie in modo improbabile e frettoloso. Fossi stata Cenerentola avrei agito in modo molto diverso e la storia sarebbe finita subito. Come? ///// SPOILER: tizia non poteva denunciare lei per la scarpetta, perché ci avrebbe perso la faccia. Inoltre il "principe" non aveva alcun motivo di rendere nota la cosa. Quindi glielo avrei detto subito. Ed ecco che il perno dei segreti, nonché ciò che mandava avanti la trama, crolla e fine del libro! Un centinaio di pagine risparmiate. /////
A parte tutto questo, a partire da un certo punto è scritto abbastanza bene e si fa leggere per la sua... leggerezza. In alcune occasioni è anche divertente - che poi è il motivo principale per cui l'autrice scrive.




Link della seconda parte

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