Da qualche parte in Inghilterra, durante un inverno di tanti anni fa, venne trovata una bambina di circa cinque anni, nascosta in un angolo di strada a tremare, raggomitolata. La donna che la trovò non era una persona cattiva, e il suo timore di incontrare sconosciuti pericolosi scemò di fronte ad una creatura infreddolita. Le chiese quale fosse il suo nome, e dove si trovasse la sua famiglia, ma lei non seppe rispondere, perché non lo ricordava. La donna, allora, la portò nella propria casa, un luogo buio ma caldo, solitario ma accogliente; la sfamò e la lavò, e cercò di saperne di più, ma la bambina non seppe dirle nulla. Decise allora di farla dormire lì, e quando suo marito tornò gli domandò di fare piano, per non svegliarla. Anche lui era una brava persona, ma sapeva che non potevano permettersi di mantenere quella bambina, sebbene leggesse questo desiderio negli occhi della donna, che amava i bambini e ne desiderava uno da tanto tempo. Disse alla moglie che sarebbe stata da loro per un po', ma che avrebbero avvertito di aver accolto una bambina scomparsa e che se nessuno l'avesse riconosciuta come sua l'avrebbero mandata in orfanotrofio. Con dolore, la donna accettò, e così trascorsero i giorni, e le settimane, e la notizia passò di villaggio in cittadina. Nessuno diede segno di avere mai dato alla luce quella bambina, e con un sacchetto di regali dovettero lasciarla davanti a quel decrepito edificio pieno di tristi cuccioli, promettendo che sarebbero tornati a trovarla, di tanto in tanto.
Qui sì che c'erano cattive persone. Ai bambini venivano richiesti continui lavoretti, in cambio di grida e botte, magri pasti e scomodi letti. Lei, comunque, non parlava mai. Piangeva, e sopportava ogni pugno, ogni cinghiata, ogni sera passata nel letto con gli occhi sgranati, insonne per la fame. Non ribatteva... se non con lo sguardo. Non aveva un nome, ma i suoi occhi la rendevano inconfondibile: era come se potessero dare fuoco a chiunque guardasse. Anche volendo, non riusciva a controllarli, scatenando la ferocia di tutti gli animi vendicativi, che la tacciavano di insolenza e gliela facevano pagare duramente.
Ma crebbe in fretta, e con lei le sue ferite, la sua rabbia... la sua voglia di distruggere tutto. Cominciò a dire ciò che i suoi occhi esprimevano: e si infiammava per ogni ingiustizia, difendendo chiunque contro chiunque prevaricasse, e veniva punita sempre più duramente. Una lotta solitaria, la sua, perché nessuno osava avvicinarla, per timore di ritorsioni o anche solo per la sua stramberia. Ogni gioco diventava sempre meno divertente, e sempre più crudele. Fu così che un giorno, quando vide le fiamme e ne intuì il potere distruttivo, le nacque un desiderio ardente di liberarle. E lo fece.
La ritrovarono sotto la cenere, l'unica sopravvissuta all'incendio. Scappò dalle mani dei 'pompieri', se allora si potevano definire tali, e andò dai suoi genitori adottivi, dimenticando di non essere loro figlia, grazie a tutto ciò che le diedero.
Fu così che si chiamò Sear, come 'bruciare', il nome derivato dall'odio; e 'Greyson', il nome derivato dall'amore, perché il cognome dei suoi genitori, che erano tali non per genetica, né per legge, ma per amore.
[12/10/2014]
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