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domenica 3 maggio 2020

Ma quando non lo stavamo aspettando, quando succede e basta?

Stiamo seguendo una certa strada. Siamo calmi, tranquilli, perché siamo coscienti della nostra direzione e del nostro piano. Quando veniamo colti alla sprovvista: compare un ostacolo sulla nostra via.
Rallentiamo e lo guardiamo un attimo, aggrottiamo le sopracciglia e subito fuggiamo: non dobbiamo distrarci dal treno da prendere o lo perderemo. Ma è un errore, perché di treni ce ne sono tanti, che portano in molte direzioni; gli imprevisti, invece, non ritornano mai uguali, e potrebbero darci quella svolta vitale che ci farebbe dimenticare per sempre del treno.
Alcuni dicono che il destino è un'invenzione dei deboli, che non vogliono costruirsi il proprio. Altri che il caso è la perfetta scusa di chi non trova giustificazioni a ciò che accade. Che abbiano ragione tutti o nessuno, bisogna tenere gli occhi sempre aperti e fermarsi, guardare veramente. Solo così non perderemo nulla e nessuno: lezioni, amici, gentilezze, migliori amici, emozioni, compagni. Rincorrere un desiderio non significa sempre che una volta che l'avremo realizzato saremo felici.
Bisogna lasciarsi sorprendere.

Oggi mi sento... a prova di bomba (d'acqua).



domenica 5 aprile 2020

La Contrariata

La Principessa Caterina non ascoltava mai quello che i suoi genitori le dicevano. E dire che erano due Reali: tutti sottostavano a loro, tranne lei. Figuriamoci quando a darle ordini erano la balia o la sua cameriera personale.
"Caterina, lavati i denti!"
"Caterina, impugna il coltello come si deve!"
"Caterina, va' a lezione di piano!"
Ogni volta lei assumeva una posa contrariata, i pugni appoggiati ai fianchi e le sopracciglia aggrottate; rispondeva: "Io sono un'Altezza Reale, decido io cosa fare!" e faceva il contrario di quello che le era stato detto. Sarebbe stata buffa se non avesse destato tanta rabbia.
I consiglieri di corte rincuorarono il Re Paolo e la Regina Elena dicendo loro: "Non preoccupatevi, con l'età diventerà ubbidiente e capirà il suo essenziale ruolo nel Regno."
Infatti era l'unica figlia dei due, e dunque l'erede al trono: un giorno avrebbe dovuto regnare con saggezza ed equilibrio, dovendo spesso fare scelte non di suo gusto per il bene del popolo.
Trascorsero gli anni: la Principessa toccò i dieci anni, poi i quindici, poi i venti; nulla cambiò. Ormai tutti la detestavano e nessuno aveva rispetto per lei. La servitù di corte l'aveva soprannominata "la Contrariata".
La Regina, disperata, non dormiva più la notte, ma non diceva nulla al marito per non dargli ulteriori preoccupazioni. D'altronde sembrava proprio che non ci fosse nulla da fare: anche i migliori psicologi avevano fallito. La ragazza era troppo testarda per vivere in quel mondo. Anzi, era troppo testarda per vivere in qualsiasi mondo, dato che dappertutto vi sono regole che non ci piacciono e a cui non vorremmo sottostare.
Una sera il Re la vide particolarmente stanca, avvolta fra le coperte, e le si avvicinò, accarezzandole una spalla. "Mia cara, so che sei preoccupata per nostra figlia. Le abbiamo provate quasi tutte, ormai."
La Regina si voltò e chiese, sorpresa: "In che senso quasi tutte?"
Il Re parve pentirsi di ciò che aveva detto, ma ormai il danno era fatto. "Ci sarebbe un'altra via... Però è davvero una soluzione disperata" precisò, con la paura negli occhi.
Quelli della Regina si accesero di speranza. "Di che si tratta?"
Il marito esitò. "La strega del villaggio."
La donna si portò una mano alla bocca, spaventata.
Ma senza neanche proferire altre parole i due decisero che era ormai l'unica strada e che avrebbero dovuto percorrerla.
Il giorno successivo il Re convocò Franco, un aspirante consigliere che era cresciuto nel Castello dimostrando sempre dedizione e lealtà. Era forse l'unico che non avesse mai deriso la Principessa. Il monarca gli affidò l'incarico di dire alla strega di guarire la Principessa qualunque fosse il prezzo e si raccomandò di mantenere il segreto.
Anche Franco temeva la megera, ma la sua fedeltà alla famiglia reale superava i suoi timori. Così con il suo amato asino raggiunse il villaggio di Avengard, che distava due giorni dal Castello.
Una volta giunto lì chiese agli abitanti dove abitasse la strega. Inizialmente sembrarono non capire - forse parlavano un dialetto diverso. Finalmente, però, Franco ottenne la sua risposta e raggiunse la casa agognata. Era tutta dipinta di bianco, con le finestrelle di legno intagliato e vasetti di fiori dappertutto. 
Aveva un aspetto molto diverso da quello che Franco si sarebbe aspettato. "Forse l'ho giudicata male" pensò, bussando alla porta. Una voce melodiosa gli rispose da dentro: "Entra, entra. Mi domandavo quando vi sareste decisi a chiamarmi!"
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia ed entrò. Anche al suo interno la casetta era molto accogliente, con divanetti e cuscini e libri.
"Eccomi" annunciò la strega, entrando nella stanza. Con il suo bel viso a fragola e i capelli neri acconciati sconvolse il giovane, che, stupito, rimase muto.
Allora parlò la strega: "Buongiorno. Accomodiamoci."
I due si sedettero, uno di fronte all'altra, e lei continuò: "Io sono Rossella, maga di Avengard. Tu devi essere Franco, direttamente dalla corte, giusto?"
Franco annuì. "Il Re mi manda a dire che è disposto a qualsiasi cosa pur di salvare sua figlia."
La ragazza assunse un'espressione grave. "Ho analizzato a lungo il caso e temo che ci sia una sola cosa da fare."
Franco, ansioso, domandò: "Quale?"
"Lasciare che paghi per i suoi errori."
Il ragazzo era esterrefatto. "Cosa??"
"Le buone maniere non hanno funzionato. La prepotenza non ha funzionato. Il tempo non ha funzionato. I cambiamenti ormonali non hanno funzionato. L'unica possibile soluzione che resta per sconfiggere la testardaggine della ragazza è che lei capisca che ci sono delle brutte conseguenze al suo comportamento."
Franco la fissava, incapace di parlare. Lei proseguì: "Ovviamente non possiamo lasciare che distrugga il regno con le sue azioni arbitrarie, con leggi o sentenze assurde. Né che ci metta in cattiva luce con altri regnanti. Ho pensato che potremmo minacciarla di farle un incantesimo se continuasse con il suo comportamento."
"C-c-che genere di incantesimo?"
Solo in quel momento Franco parve ricordarsi che si trovava di fronte a una strega e non a un'avvenente, intelligente e decisa ragazza normale.
"La trasformerò in una vera ragazza contrariata" rispose enigmaticamente la donna.
Il ragazzo sembrava confuso.
"Non preoccuparti. Verrò con te a corte per spiegare la situazione, se le Loro Maestà me lo consentiranno."
Diversi giorni e viaggi dopo le venne accordato di raggiungere il Castello, dove ebbe l'onore di incontrare i due Reali da soli.
"Ecco quello che credo dovremmo fare" concluse la maga.
I due regnanti si guardarono, capendo che la donna aveva ragione e il suo piano era eccellente. Convocarono allora la figlia, la quale come al solito vestiva a casaccio e aveva provato una orribile pettinatura di sua invenzione.
"Caterina, questa è Rossella, una nostra popolana. Ha bisogno del tuo aiuto" disse la Regina Elena. La frase spinse la Principessa a desiderare di essere utile, così che andò dalla strega senza riserve.
"Buongiorno. Che cosa ti serve, donna?" le domandò, ovviamente con bon-ton carente ma comunque con gentilezza.
"Sua Altezza, mia figlia è molto disubbidiente. L'altro giorno è stata quasi travolta da un cavallo perché non voleva accorrere ai miei richiami. Se continuasse a disubbidirmi potrebbe rischiare la vita; non solo: chi manderà avanti il mio negozio? Con la sua mancanza di regole andremo in rovina! E cosa farà quando non ci sarò più? Non voglio questo destino per la mia bambina!"
Rossella aveva un'aria davvero disperata nel dire queste parole. Colpì molto i due monarchi, che si identificavano, mentre la loro figlia non sembrò toccata dal discorso.
Rossella proseguì: "Capite bene che sarebbero le conseguenze delle sue azioni, ma non voglio che le subisca. Così ho pensato che se la Principessa in persona le dicesse di ascoltarmi forse lo farebbe. Potreste essere così gentile?"
La Principessa corrugò la fronte: "Le conseguenze delle sue azioni?"
La maga replicò: "Certamente. Il suo comportamento non la porterà lontano. Devo impedirglielo."
"Perché vuole impedirle di esprimere se stessa?"
Niente, la Principessa proprio non ci arrivava. E proprio in quel momento assunse la posa che le aveva fatto meritare il suo soprannome, la Contrariata. Disse: "Capisco molto bene tua figlia. Lasciala vivere come preferisce."
Rossella fissò la giovane e le rispose: "D'accordo, Vostra Altezza. Pagherà le conseguenze delle sue azioni. Come tutti." In quel momento uno strano fumo argentato sembrò riempire la stanza, ma un secondo dopo non c'era più.
La maga s'inchinò e uscì.
La Principessa si voltò verso i propri genitori e commentò: "Non potreste accettare anche voi che vostra figlia ha il potere di decidere cosa è meglio per sé?"
Il Re, addolorato e adirato insieme, replicò: "Non possiamo scegliere ciò che è meglio per noi!"
La Principessa non rispose nemmeno e uscì dalla stanza.
Circa un mese dopo, il Re si ammalò. Per guarire, disse il dottore, doveva riposare molto. La figlia non trascorreva molto tempo accanto al letto del padre, presa dalle mille attività che le piacevano. 
Un giorno il Re la mandò a chiamare proprio poco prima che iniziasse la sua sessione di equitazione.
La ragazza, contrariata, corse dal padre per un saluto veloce. Lui, però, le chiese di restargli accanto e fargli compagnia.
"Non posso, devo andare a cavallo" replicò la ragazza, i pugni sui fianchi. Balzò in piedi, dirigendosi verso la porta.
"Il cavallo può aspettare" le rispose l'uomo, pallido.
"No!" s'impuntò la ragazza. 
In quel momento un fumo grigio-argentato riempì la stanza, avvolgendo la ragazza. La Principessa sentì un dolore fortissimo in tutto il corpo, tanto che urlò a squarciagola.
La servitù accorse, spalancando la porta della stanza. La figura della ragazza urlante era ancora avvolta dal fumo. Quando questo scomparve, la giovane aveva un aspetto decisamente, veramente contrariato. Il suo viso si affacciava sulla schiena. Insomma, la sua testa era al contrario.
Camerieri e domestiche risero. Quando la ragazza si rifletté nello specchio del padre svenne.
La Principessa non capì mai che Rossella era una strega, così non scaricò la colpa su di lei: si prese finalmente la responsabilità delle proprie azioni. Capì che la sua testardaggine non l'avrebbe portata da nessuna parte, o meglio, che l'avrebbe condotta su una brutta strada, e che anche chi l'amava ne avrebbe subito le conseguenze. Di giorno in giorno migliorò i propri comportamenti, imparando anche che rispettare le regole non equivale a rinunciare a se stessi.
Vedendo la natura buona della ragazza, la servitù cambiò la sua opinione nei suoi confronti: tutti concordarono che quello che aveva subìto era davvero orribile e divennero molto più gentili con lei, sia in privato sia in palese.
Il padre guarì, così che poté insegnarle, insieme alla moglie, i doveri di un regnante. 
Un giorno la Principessa mandò anche a chiamare Rossella per parlare con sua figlia e insegnarle ciò che aveva imparato. La maga convocò una bambina molto irriverente del villaggio, per la quale gli insegnamenti della Principessa furono preziosi anche se non li ascoltò molto.
All'alba del suo ventunesimo compleanno la Principessa si svegliò letteralmente con la testa a posto. Un regalo della maga che venne molto apprezzato dalla ragazza, ora un po' ribelle ma anche saggia, equilibrata e amata da tutti.



Trovate la storia anche su Wattpad, nella raccolta dedicata alla serie Oggi mi sento: https://my.w.tt/StZdMnCZq5



martedì 8 gennaio 2019

Oggi mi sento... sanguinaria

Vivere non è il contrario di morire.

Si può morire ogni giorno, in un attimo, o si può morire lentamente, mentre di dubita, mentre ci si perde o si ascoltano idee sbagliate. Morire è molto facile, e talvolta indolore. La morte è in ognuno di noi, un po' meno o un po' di più: l'ansia, la depressione, l'ignavità, la pressione del giudizio, la mancanza di idee o principi, l'ossessione dell'errore o della morte stessa.

Vivere, invece, è raro, ed è netto. Si vive soltanto quando si è in pace con se stessi, quando non si dipende da altri per la propria felicità anche se lo si potrebbe fare. Si vive quando i piccoli torti non ci toccano più, quando si è capaci di perdonare o guardarsi avanti senza troppi rimpianti, quando si sa che nessuno morirà se ci prendiamo una pausa ma si riescono a gestire gli impegni, quando si è capaci di mettere da parte se stessi per qualcun altro, ma senza annullarsi. Vivere è saper fare le proprie scelte senza pentirsi mai, anche sbagliando.

La morte è piena di rimpianti, o di nessuno, perché non si sente più nulla.

L'unico rimpianto del vivere è smettere di vivere.




Anche su Wattpad.
Per la serie completa di "Oggi mi sento": Facebook / Instagram!


lunedì 24 dicembre 2018

Oggi mi sento... più buona

Si dicono tante cose del Natale... che rende tutti più buoni, che va passato in famiglia, che ognuno sotto sotto lo ama, e così via. È una tradizione, ma più ancora un'istituzione: la gente lo ama, ma si sente obbligata in diversa misura a parteciparvi in qualche modo. Se non compriamo regali, ad esempio, magari ci sentiamo "cattivi". Se non abbiamo una famiglia con cui trascorrerlo, ad esempio, ci sentiamo snobbati, inutili, persi. Molte persone si suicidano sotto Natale per motivi come questi, per la pressione culturale che questa festa porta con sé. Non ci sono grandi lezioni da ricavare da questo: le persone sono infelici, e talvolta le società le solleva, talvolta le butta giù. Per fortuna, o purtroppo, questo spesso non accade: il Natale è un momento di riposo, di calore, di chiacchiere, litigi soffusi e luci accecanti, forchette che sbattono sui piatti e pance che scoppiano. In ogni situazione ognuno vive in modo diverso, talvolta persino sotto le stesse pressioni. Il Natale è solo un periodo, ma per tante, tantissime persone è molto di più. Davvero alcuni l'accolgono come un'ispirazione, fondandovi almeno qualche azione, almeno qualche spesa davvero generosa. Le persone possono davvero cambiare per una ricorrenza, per sempre oppure per poi tornare se stesse, come nulla fosse successo.
Pazzesco: è solo un periodo.



Per vedere tutta la serie di "Oggi mi sento": mia pagina facebook.

venerdì 9 novembre 2018

Riflessiva

Ciò che sembriamo e ciò che siamo.

vedere pelle, unghie, palmi -
siamo sensi, graffi e passi.
Chiudi gli occhi e guarda, apri il sorriso e parla. Nel tuo cuore c'è abbastanza spazio per capire ciò che la mente non afferra: che aldilà dei gesti non ci sono sassi, che le persone non sono fatte con compassi, e che ognuno ha una sua consistenza aldilà della semplice apparenza.
Forse siamo fatti di sogni, forse di bisogni, d'acqua o fuoco, o forse di terra o forse di ferro. Non saremo mai uguali, ma entrambi mai perfetti, e ad ognuno mancherà qualcosa che invece l'altro ha. Forse parleremo sempre due lingue diverse: basta che non siano avverse. Ma forse potremo condividere un po' della vita, se sapremo fidarci e provare. Perché non è infinita, e non dovremmo perderci nessuno che la possa affrontare con noi: non dovremmo perdere occasioni per essere deboli, stupidi, coraggiosi, incoscienti - noi stessi - e soprattutto uniti gli uni agli altri in tutto questo. Non dovremmo perdere occasioni per essere sgridati, stretti, lasciati, presi, persi, cercati. Per cogliere qualcosa - un tic, un gesto, una frase, un'abitudine, una passione, uno sguardo sul mondo - da chiunque ci circondi, per accoglierlo e renderlo al meglio, facendolo crescere dentro di noi come la memoria di qualcosa che c'è stato, che è stato bello, e che deve durare indipendentemente da com'è andata. Indipendentemente da quello che abbiamo visto, ma soltanto secondo ciò che abbiamo vissuto.



Per la serie "Oggi mi sento...", anche su Facebook, Wattpad e Instagram.

domenica 30 settembre 2018

Combatti

Ho tanta voglia di far esplodere il mondo spazzando via tutto quello che non va.
Ho ventitré anni, ma sono ancora una sognatrice. Non mi arrendo mai, non mollo, a rischio di farmi male. Una bambina un po' più alta, armata fino ai denti - soprattutto di buone intenzioni. Non ho preso lezioni per sparare, ma d'altronde non c'è bisogno di imparare ad amare, perché siamo umani, e l'amore è nella nostra natura. Come la curiosità, il gioco e la volontà di essere amati... Non ci è però dato sapere quale di queste quattro caratteristiche è preponderante. Né se possiamo forzarne una o un'altra. Possiamo soltanto darci da fare per esprimerle, soddisfacendole parzialmente prima del prossimo attacco di nostalgia.
Così sono qui, sperando di poter combattere. Non so se sarò forte, non so se sarò veloce, non so neanche se sarò ancora me stessa, se mai tornerò in me. Non so neanche se riuscirò. L'unica mia certezza è che sarà tutto effimero, che io trionfi o fallisca, come queste stesse parole. Ogni azione svanirà, ogni riconoscimento, ogni persona, ogni significato, ogni mondo, e la lingua con cui lo descriviamo, la mente con cui lo vediamo. Scomparirà tutto per sempre, svanirà, sarà stato tutto inutile.
Inutile? No, questo è un errore. Perché, almeno al momento, sarà stato qualcosa. Per il mio amico, per il mio vicino, ci sarà stato un contributo. E non può essere per altro il nostro stare sulla Terra se non è per essere infinito, se non può sopravvivere a domani. È tutto per oggi, tutto per chi ci sta accanto, tutto per noi, qui e ora.
Perciò corri, combatti, e non credere che sia facile, non credere che lo ricorderanno, non credere che non ti fraintenderanno... puoi soltanto avere fiducia nel motivo in cui lo fai, il principio. 
Io vivo di principii.
Ed ora, scusate ma smetto di scrivere: poso la penna, prendo la spada.



Dalla serie "Oggi mi sento..." vendicativa. Su facebook, instagram e wattpad.


mercoledì 29 agosto 2018

Equilibrio

La vita è una questione di equilibrio...
un equilibrio fra parlare e ascoltare, fra essere orgogliosi ed essere modesti, fra fiducia e sfiducia, fra speranza e realtà, fra l'amore per se stessi e l'amore per gli altri. Tutti questi elementi sono fondamentali, ma anche la troppa acqua fa avvizzire un fiore, come la tropa libertà fa crescere male un bambino e il pretendere ragione distrugge i rapporti.
L'estremo è raramente saggio, e spesso paradossale; ciò ch'è troppo pesa, e fa crollare, molto di ciò con cui ha a che vedere, fra cui la vita.

Dalla serie "Oggi mi sento..." (facebook, instagram, wattpad) trasformata: il Cigno Nero (Лебединое озеро, di Pëtr Il'ič Čajkovskij).



martedì 17 ottobre 2017

Rifletti

Rifletti mai su chi sei veramente?

Gli errori, i sacrifici, le bugie, gli atti di coraggio, ciò che rifaresti e ciò di cui ti sei pentito?
Però forse tu hai una visuale, mentre coloro che ti circondano pensano altro di te. Tu racconti questa persona in modo diverso da come essi ne parlano. E questo può mandarti al manicomio, farti perdere la strada che stavi seguendo e iniziare a dimostrare di essere meglio, o distruggere tutto ciò per cui hai faticato fino a quel momento, perché se nessuno lo apprezza non ha valore.
Ma non è così.
Perché alla fine non sono gli altri a definirci come persone, altrimenti saremmo centomila, saremmo nessuno. E poi noi stessi abbiamo una percezione delle percezioni altrui. Perciò le centomila opinioni, viste da noi, sono ancora diverse; anche conoscendo sinceramente ciò che essi hanno da dire non potremmo sapere. Mai.
Allora sta a noi. Essere onesti, per poter comprendere e giudicarci, imparare e migliorarci. Sta a noi riflettere veramente su chi siamo, perché anche se non sapremo mai la verità, forse, avremo almeno una risposta.

L'invito a essere se stessi può essere letto come presunzione, ma c'è tanta differenza fra boria e orgoglio come fra supposizione e certezza. Nel momento in cui non sei la copia di nessuno non stai dicendo di essere migliore di altri, bensì di voler essere considerato per null'altro che per ciò che hai da offrire.




Anche su wattpad: Oggi mi sento... misteriosa.

giovedì 21 settembre 2017

Autunno

Sotto la pioggia o al cadere tutto ancora esiste.
Possiamo calpestare la terra, rifuggire l'acqua, spegnere il fuoco, ma resta ancora una traccia di ciò ch'è stato. Anzi, resta ancor di più di ciò ch'era intero.
Alla fine della luce, quando un'ombra ricopre la nostra ombra, è allora che ci chiediamo quando saremo di nuovo illuminati, che speriamo e disperiamo rendendoci conto di ciò che abbiamo avuto.
Alla fine di un'esperienza, quando una persona si spezza. Allora mostra ciò che ha di più delicato dentro, e solo allora possiamo amarla veramente.
Alla fine del giorno, al rossore del cielo, è allora che ci rendiamo conto di quanto un'intera giornata possa assumere un significato profondo.
E' alla fine della vita che possiamo veramente, interamente apprezzarla, nel ridere quanto nel piangere, di tutto ciò ch'è stato meraviglioso e di ciò che non è stato.
La fine è l'inizio.

Sear Greyson.

>> Oggi mi sento... arrossire.


mercoledì 13 settembre 2017

Romeo e Giulietta

La vita di Giulietta fu legata alla tradizione. Rispettava pedissequamente le regole imposte alle ragazze della sua età, ma quando, per un incontro avvenuto ad un tradizionale ballo, decise di voltar le spalle a tale tradizione, fu una seconda tradizione a subentrare: la tradizione dell'odio, che la sua famiglia perpetrava da anni, e che fra le vittime lasciò anche lei.
La sua storia fu narrata, con tali nomi e molti dettagli ripresi poi da Shakespeare, in primo luogo da Luigi da Porto, avventuroso vicentino della loro epoca che la fama del grande drammaturgo inglese ha offuscato. La storia potrebbe aver preso spunto a sua volta da un altro autore italiano, Masuccio Salernitano, in particolare dalla sua opera "Mariotto e Ganozza"; oppure dalle vicende amorose di da Porto stesso, implicato con la cugina nelle faide in Friuli del primo Cinquecento.
Montecchi e Cappelletti vissero effettivamente a Verona, sin dal periodo di Dante, che infatti ne scrive nella sua Divina Commedia. Ed effettivamente i Montecchi furono coinvolti in lotte, anche sanguinose, per il potere a Verona; ma non risultano faide o scontri con i Cappelletti. Per i turisti è però possibile visitare la Casa di Giulietta, dove si possono anche lasciare lettere intestate a Giulietta descrivendo le proprie pene d'amore, cui si possono anche ricevere risposte: esiste infatti un comitato adibito a inviare lettere con consigli amorosi a nome di Giulietta.

Dalla serie "Oggi mi sento..." innamorata!
su facebook (https://www.facebook.com/seargreyson/) e wattpad (https://www.wattpad.com/story/89051726-oggi-mi-sento).


lunedì 4 settembre 2017

Tristezza

Oggi mi sento... triste.

Un piccolo gesto mancato, un piccolo fallimento, qualcosa di mai visto in una persona che ci è accanto. E tutto ciò che abbiamo costruito vola via fra le nostre dita, soffiato via dall'impotenza, dalla delusione, dall'insicurezza, sempre nascoste in un angolo dentro di noi che aspettano il momento giusto per poter piombare sulle nostre speranze e farle a pezzi. Sono codarde, aspettano che ci distraiamo. E noi abbiamo paura, perché non sappiamo come evitarle. Così cerchiamo di proteggerci dal mondo nel silenzio, sotto le coperte, indossando maschere, sentendo che la nostra pelle non basta. Eppure dovremmo esserci abituati.
Eppure evitiamo chiunque.
Eppure potrebbero essere la nostra salvezza.
Ma la paura instupidisce.

Uscire dalla tristezza è una lotta. Per la precisione, una lotta che non ci si sente la forza di fare. Spesso la tristezza diventa così profonda che non ci si può riuscire senza applicazione, di sé e di altri. Ed è un peccato, perché la vita è piena di sorprese belle quanto di sorprese brutte... per ogni bugiardo c'è una ragazza che ti aiuta a trasportare il bagaglio per i gradini, per ogni approfittatore c'è una persona che ti accompagna alla fermata giusta, per ogni ladro c'è qualcuno che ti regala un giochino o un fiore, per ogni assassino c'è una donna che dà vita, per ogni stupratore c'è un uomo gentile... per ogni lutto c'è un caro che ti sta accanto, per ogni perdita un ricordo che invece non se ne andrà mai. Non si possono colmare i vuoti né cancellare i traumi, ma si può sempre ricordare che qualcosa di bello c'è, che c'è sempre un motivo per sorridere e andare avanti.




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giovedì 24 agosto 2017

Energetica

"Oggi mi sento..." energetica: un personaggio che guarda avanti e il cui obiettivo è far andare le cose in porto. Piuttosto autobiografica in questo periodo, per me: con tutti i progetti che ho iniziato - e il 99% non l'ho mai terminato - finalmente ce la sto facendo a concluderne uno, forse il più importante, anche se soltanto una tappa intermedia della vita... la laurea. A volte è stata un po' una guerra, frustrante e difficile, ma finalmente ho trovato la strada giusta e sono quasi giunta alla meta, anche se mi costerà ancora qualche fatica. E perseguirò tutti gli altri miei progetti: lo scrivere, in primis, poi la musica, le foto, le vignette, le risate.

- Sear Greyson

Per la serie "Oggi mi sento...": un personaggio diverso ogni settimana. :)


martedì 1 agosto 2017

Dichiarazione d'intenti

Spesso, quando incontro una persona che non vedevo da molto tempo, mi viene detto che sono sempre la stessa, sempre uguale. Eppure io mi sento così diversa; ogni giorno scopro nuovi aspetti di me come della vita, ogni giorno imparo nozioni e realtà, e ogni giorno cerco di reagire in modo migliore alle sfide che mi si pongono davanti - con meno pigrizia, poco egoismo, minima paura, più apertura di mente, maggiore schiettezza, tanto entusiasmo, molta logica e onestà. So che se tornassi indietro cambierei molto di quello che ho fatto, ma non perché me ne sono pentita, bensì perché avrei potuto fare di meglio, come so che oggi farei, anche se so che in futuro farò ancor meglio, perché voglio imparare, e cerco di farlo in ogni momento. Cerco di superare le sfide che mi pongo davanti. Cerco di superare me stessa - e, detto fra noi, non è difficile.
Spero di essere veramente una brava persona. Credo nella giustizia, nell'onestà, nell'amore, nella spontaneità, e cerco di metterne in tutto quello che faccio, anche se a volte significa sembrare deboli e stupidi. Non m'interessa: non voglio sembrare una superdonna, non voglio vincere un Nobel né essere osannata. Voglio che le persone credano, come me, che la vita può essere bella, anche quando non lo sembra - perché a nessuno va sempre tutto bene. Voglio che tutti capiscano che non bisogna mai arrendersi, perché ci si può sempre mettere un po' più d'impegno, un po' più di passione, un po' più di cuore, anche quando ci si può far male - perché non c'è nulla che non fa mai male. Voglio che tutti pensino un po' di più, per non ferire, per capire veramente - perché c'è sempre un errore che commettiamo, anche se non ce ne rendiamo conto, e spesso feriamo qualcuno nell'inciampare. Voglio che tutti capiscano che ammettere un errore dimostra onestà, coraggio, intelligenza e la volontà di impegnarsi - perché tutti siamo un po' orgogliosi, e c'è qualcosa che non vogliamo confessare. Voglio che nessuno sia mai demotivato, o impaurito, che nessuno lasci andare nulla per cui valga davvero la pena - perché è una sensazione che tutti abbiamo provato, e che nessuno dovrebbe provare, perché è il solo ostacolo verso una possibile realizzazione.
Sì, lo scrivo e lo faccio leggere, perché so che il mio desiderio si avvererà, almeno in parte, perché ci sono persone che vogliono credere, e hanno soltanto bisogno di conferme. E io voglio essere la conferma, e continuerò a provarci.



Scoprite la serie "Oggi mi sento" (su facebook).

lunedì 29 maggio 2017

Volevo

Volevo sentire tutto, dentro di me, con la forza e la passione che ho racchiuso come fra le dita un bocciolo che cerca disperatamente di crescere, e fiorire. Ho bruciato pelle e nascosto trasparenze, ho calpestato vetri, mentito dita, pianto rocce. Ma impedirsi di essere quel che si è porta via il sonno, la gioia, la vita.
Non sono parole: non è tua, la vita, se non la vivi tu. Le persone non amano te, non proteggono te, non ringraziano te, non vivono al tuo fianco. Sono di chi non sei, e tu di nessuno. Così se non vivi te stesso muori pian piano, ogni giorno, e alla fine diventi il burattino che hai voluto essere, ma che non puoi più comandare.

Oggi mi sento... brokenhearted.