Vivere non è il contrario di morire.
Si può morire ogni giorno, in un attimo, o si può morire lentamente, mentre di dubita, mentre ci si perde o si ascoltano idee sbagliate. Morire è molto facile, e talvolta indolore. La morte è in ognuno di noi, un po' meno o un po' di più: l'ansia, la depressione, l'ignavità, la pressione del giudizio, la mancanza di idee o principi, l'ossessione dell'errore o della morte stessa.
Vivere, invece, è raro, ed è netto. Si vive soltanto quando si è in pace con se stessi, quando non si dipende da altri per la propria felicità anche se lo si potrebbe fare. Si vive quando i piccoli torti non ci toccano più, quando si è capaci di perdonare o guardarsi avanti senza troppi rimpianti, quando si sa che nessuno morirà se ci prendiamo una pausa ma si riescono a gestire gli impegni, quando si è capaci di mettere da parte se stessi per qualcun altro, ma senza annullarsi. Vivere è saper fare le proprie scelte senza pentirsi mai, anche sbagliando.
La morte è piena di rimpianti, o di nessuno, perché non si sente più nulla.
L'unico rimpianto del vivere è smettere di vivere.
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