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mercoledì 30 agosto 2017

Sara Svoglini

Sara Svoglini sfuggiva sovente sugli scogli salentini, segretamente.
Spesso severamente sgridata, si scontentava se studiava, se seguiva scalette, se sollecitata, se svegliata - sostanzialmente, sopportava scarsamente sia sottomissioni sia suggerimenti. Soltanto stare sulla sabbia sapeva soddisfarla: spaparanzata, scrutava serena sotto, sopra se stessa, scandagliando superfici, sospettandone sconfinati segreti. Supponeva, sviluppava, sicché sprigionava straordinarie stranezze - sue sole speranze. Si svagava soprattutto se scriveva storie: sognava splendide sirene, sciocchi sub, schietti spadaccini, spavaldi soldati, spregevoli spiriti, scintillanti scrigni. Suoi segreti sussurrati.
Sulla sera stava segnandosi strane strofe, sinché soffi salini salirono sulla superficie salmastra, spostando scortesemente sette suoi scritti, sbattendoli sulla spiaggia; sconcertata, si sollevò subito, seguendoli. Si sporse... senonché scorse sembianze sconosciute. Sgomenta, scappò sul sentiero sassoso; sfrecciava, sudata, senza sosta. Si spinse sulla sua soglia sbuffando.
Sapendosi sicura, Sara si stese sul sofà... sinché saltò su, scoprendosi senza scritti, schizzi, schemi. Si sentì svelata, sconvolta. Specialmente segreti si svelavano sui suoi scritti: schegge spirituali soltanto sue... Sebbene sembrassero solo stupide storie, sottintendevano sogni sopiti, sbagli smentiti, situazioni spiacevoli, sconsolate stille. Simboleggiavano Sara stessa; svenderli significava sottomettersi. Si sentiva sporcata, spezzata.
Sferrò svariati schiaffi sulla sensazione, scacciandola. Serviva supplire: struggersi sabota soltanto solidi stratagemmi. Supponendo stessero sul serio sulla spiaggia, salvi... sarebbe salita, sinanche salpata, sapendosi salvaguardata. « Sara! Scendi! » sentì strepitare. « Stupidi sorveglianti! » sussurrò stressata. Sfamarsi? Soltanto superflui sostentamenti.
Spilluzzicò silenziosamente, sentendo soltanto se stessa.
Successivamente si sdraiò sullo stomaco scompigliato, sgombro. Sragionava sconvolta, senza sosta, su soluzioni senza senso - strazi scimmiottanti speranze. Stordita, stramazzò sonnolenta.
Sognò scure silhouette sghignazzare sguaiate schiacciandola, sottraendole spazio, sputando sulla sua sorte. Si svegliò sobbalzando, sulla sottile stoffa sudata. Sulla sveglia scintillava: "6:16".
Silenziosamente, senza scarpe, sgusciò sulla strada. Sebbene sussultasse, si spinse sin sulla sabbia, scarsamente soleggiata - sarcastica sintonia. Solitamente sarebbe stata serena, seppur sgridata, seppur sola; stavolta si sentiva scombussolata, stravolta. Squadrò spiaggia, scogli, sentiero, sedie sparse, spasmodicamente. Senza successo.
Si sedette, snocciolando silenziosamente supponibili siti. Simulava sicurezza, sebbene sentisse salire soltanto sconforto. Seppur sforzandosi, soccombette: singhiozzò senza sosta, stringendosi, scalfendosi. Solo successivamente smise, sentendosi scottare sulle spalle: spontaneamente spalancò sguardi stupiti sullo sconfinato spettacolo suggeritole, soave, suggestivo. Sensazioni serene saturarono sufficienti spazi svuotati: sentì sollevarsi some sulle spalle, stille seccarsi. Scattò, spedita, sui sassi.
Si susseguirono secondi, stagioni, semestri. Sola, sbocciò: silenziosa, seria, scrupolosa, sfidandosi si superava sempre. Sinceramente stimata, sconvolse superficiali, scemi, sinanche sapienti. Si svagava senza svago, sgradevolmente, siccome sognare sortiva solamente sofferenza; sebbene si spingesse sporadicamente sulla sabbia, scompigliandola, sentiva superfluo sperare.
Studi svolti, stabilì subito scalette. Senonché, senza sollecitudini, splendidi sogni scordati si svilupparono. Sara, stimolata, sottrasse silenziosamente stampati: soccombette scrivendo sulle scabre superfici, smaniosamente. Scrisse, scrisse scintillante; suggerimenti si susseguivano senza sosta: stravaganze scoperchiate, stendeva seicento storie, sgorgavano settemila soggetti. Si sconvolse scoprendo sentimenti sconosciuti, strane sonorità, spettacolari sofismi. Sussultava, studiando se stessa senza saperlo.
Smettendo, spontaneamente strinse strettamente suoi scritti, sfogandosi: si sentiva straordinariamente spensierata.
Scordando sfiducie sradicate, svelò serenamente sedici storie sopite. Seguì scrutare, soffermarsi, serafica. Sorpresa, stordimento, stupore si sparsero. « Sei strepitosa! » strillò Sharon, sua sorella; « Sono super-simpatiche... spiritose » sorrise Stefano. Subito si stabilirono suoi sostenitori, spingendola saggiamente sulla sua segreta strada.
Sara si spaventò: sarebbe sopravvissuta? Si sentiva straniera, sprovveduta: scriveva soltanto stupide storielle, seppur scorrevoli.
« Suvvia, Sara... sai, sei strana. Superi sforzi senza sosta, sfacciatamente... sennonché sei scrivofobica? » sogghignò Stefano, sfidandola scherzosamente, sicuro. Si sentì stuzzicata.
Scelse spavaldamente: si sarebbe sperimentata scrivana, senza soppesare smodatamente.
Seguitò scrivendo settimane. Si spingeva, si sorvegliava, superando stanchezze, sostentandosi sommariamente; sopraffatta, sapeva solo scrivere, sempre. Sinché scrisse “stop”, soddisfatta.
Sospesa, senza smania stampò.
Subito si sentì se stessa: Sara Svoglini, scopertasi smarrita scrittrice.




Tautologia di 600 parole in "s", di Sear Greyson ©

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